Villa nella campagna piacentina
Piacenza
“Ombra, luce, spazio: una triade che guida la ricerca di rapporto fra i vari spazi interni di questa casa,
non chiusi in se stessi, ma in continuo alternarsi di affacci e prospettive verso l’esterno.” Così l’architetto Carlo Ponzini descrive l’opera realizzata, citando le parole di Le Corbusier: “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce”. In questo progetto, la luce si può considerare al pari di un materiale da costruzione, con funzioni compositive e di risparmio energetico, ove il suo rapporto con l’architettura non è soltanto riconducibile a un buon orientamento o a un adeguato dimensionamento delle finestre. La luce naturale viene catturata, trasformata e condotta negli ambienti, dove penetra e si diffonde permettendo la percezione dello spazio interno. Proprio tramite la torretta centrale nelpredisposto pozzo di luce, vengono condotti i raggi solari verso precisi punti, rafforzando la connessione tra uomo e natura.
Con questa costruzione, si è inteso mantenere una valida relazione con la campagna piacentina circostante, conservata nel rispetto del genius loci: il tutto si sviluppa su un lotto di terreno di forma quadrilatera di circa 70 per 290 m.
Evocando le tipologie costruttive della Pianura Padana, con gli spazi vissuti in comune al piano terra
sui quali dominava la cucina, attraverso lo studio degli spazi negli ambienti, il progetto segue la stessa divisione, conservando due elementi caratteristici: il camino nella sala da pranzo e il corpo scala posto al centro. Il piano terra della residenza è destinato prevalentemente a zona giorno, mentre il secondopiano a zona notte. Al centro della casa, vi è l’elemento che conserva la memoria storica dell’ambiente circostante: la torretta che si erge dall’edificio come punto di visibilità a 360° sulla campagna circostante, ma che rimane severa nelle sue forme, a ricordare i vecchi silos utilizzati per la conservazione dei foraggi e delle granaglie.La struttura è rivestita di materiali rinvenuti in loco, dalla muratura, al manto di copertura in legno e coppi, ai prospetti esterni, in parte intonacati e tinteggiati con pastella in tinta coccio pesto e in parte rivestiti in pietra dalle tinte del luogo, tanto da porsi in relazione con il fiume Trebbia, che scorre nelle vicinanze.