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Complesso abitativo "Corte la Pusterla"

Progetto di recupero

Ubicato al confine sud-est di Piacenza, il complesso architettonico si trova dove la città urbanizzata lascia spazio alla campagna con i campi coltivati e i cascinali caratteristici della Pianura Padana. Il complesso si colloca dove già era stato riconosciuto come insediamento non agricolo di interesse storico-architettonico, costituito principalmente da cinque edifici affacciati su una corte rurale chiusa, più un corpo retrostante con struttura prefabbricata. L’architetto Carlo Ponzini ha previsto un intervento di risanamento conservativo unito a un progetto di restauro e recupero, volto al ripristino e alla valorizzazione del corpo nella sua interezza nel massimo rispetto di tutti i manufatti, compresi nel complesso quali la casa padronale, le altre abitazioni, i fabbricati rurali con i porticati e la corte comune centrale. Nell’ambito della riqualificazione e rivalutazione dell’edilizia rurale dell’Emilia-Romagna, in particolare focalizzato sulla provincia di Piacenza, lo Studio Ponzini negli anni ha realizzato numerosi interventi volti a riqualificare le campagne di questo territorio. Lo stato di abbandono in cui versa buona parte del patrimonio tradizionale è facilmente riscontrabile in modo diffuso nello scenario della Pianura Padana. La maggior parte di tali edifici, di notevole importanza storico-ambientale e realizzati secondo un insieme di regole da salvaguardare, spesso versa in uno stato di avanzato degrado che in alcuni casi ne mette a repentaglio la stessa possibilità di conservazione.
I risultati raggiunti nel recupero del complesso La Pusterla propongono un metodo di rilevamento, di analisi e di gestione dei dati finalizzati a un modello operativo di riuso compatibile che, sia pure a livello locale, è realizzato con strumenti che ne permettono l’apertura a successivi sviluppi e integrazioni, oltre alla possibilità di allargamento degli stessi confini. Le problematiche connesse al recupero dell’edilizia rurale costituiscono oggi uno dei principali temi di attualità per la gestione urbanistica e territoriale più in generale.
Gli edifici rurali abbandonati necessitano di interventi che ne impediscano lo snaturamento, il rapido
degrado e la progressiva scomparsa. L’approfondimento e la verifica di sistemi di recupero adeguati, compatibili con l’evoluzione delle forme d’uso del territorio e con i fattori economici che ne regolano lo sviluppo, costituiscono i criteri prioritari per operare nella più corretta direzione del riutilizzo di tale patrimonio.
Valutare le possibilità di un riuso sostenibile significa in primo luogo prendere in considerazione gli
aspetti salienti che gli edifici recuperati dovranno possedere, le prestazioni minime da soddisfare, le
caratteristiche da prevedere per le aree esterne. Solo attraverso l’attenta valutazione della distanza fra le prestazioni minime attese e i requisiti che già l’edificio possiede – soprattutto in rapporto a parametri come impatto ambientale, sicurezza, accessibilità, integrazione impiantistica, spazi richiesti per nuove funzioni – è possibile ottenere un buon risultato di riconversione in termini di compatibilità con le esigenze di salvaguardia. Un corretto approccio verso il recupero di questa importante risorsa che caratterizza il nostro territorio non può prescindere dall'approfondita conoscenza del manufatto edilizio, valutando inoltre il suo stato di conservazione strutturale e di degrado,
per evitare di cancellare importanti tracce delle fasi di formazione, preziose testimonianze dell’evoluzione dell’edificio. Orientamento, uso di materiali naturali, adeguamento di fattori quali illuminazione,
energia e ventilazione, sono i caratteri ambientali identificativi dell’edilizia rurale ed elementi indispensabili nella valutazione di un intervento di recupero. I criteri progettuali, la definizione di metodologie operative e tecniche di intervento, sono da definire in relazione all’individuazione dei principi generatori della tipologia edilizia. Dal punto di vista del progetto architettonico e tecnologico, criteri fondamentali sono l’impiego di materiali naturali e di tecnologie a secco, così come l’adozione di soluzioni tecniche efficienti dal punto di vista energetico,
basate su una corretta progettazione bioclimatica, e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Importante è anche osservare che, nella maggiorparte dei casi, le costruzioni rurali posseggono già
in origine molte di queste caratteristiche; pertanto il recupero risulterà particolarmente coerente ed
efficace proprio se terrà conto della volontà di ripristino di tali soluzioni tecniche. Un caso interessante di recupero e rifunzionalizzazione in cui è evidente la logica di conservazione, sostenibilità ambientale e uso di risorse rinnovabili, è dunque rappresentato dal recupero della corte rurale La Pusterla situata a Piacenza. La corte, risalente alla prima metà dell’Ottocento, è formata da un edificio principale a blocco. Inoltre la casa padronale,
con destinazione residenziale, si sviluppava su tre livelli; l’intervento ha previsto il ripristino delle aperture preesistenti e alcune modifiche alla distribuzione interna degli alloggi mediante rimozione e ricostruzione di pareti interne. Si è proceduto poi a un intervento di risanamento degli intonaci esterni, previa esecuzione delle opportune opere di d'umidificazione; gli intonaci sono stati ripristinati con le tonalità dei colori del terreno, questo per un corretto inserimento nel paesaggio.
Gli altri edifici erano essenzialmente costituiti da spazi residenziali e da fabbricati rurali con presenza
di porticati in facciata. Anche per questi manufatti è stato previsto il risanamento conservativo con recupero abitativo delle parti in disuso. Il progetto di Carlo Ponzini ha posto attenzione alla salvaguardia dei prospetti, alla loro partitura originaria nel rispetto degli allineamenti precedenti e degli elementi caratterizzanti. I solai pericolanti sono stati demoliti e ricostruiti in latero cemento nelle posizioni preesistenti.
I diversi edifici sono stati in parte intonacati e tinteggiati con pastella ai silicati. Le tinte utilizzate, dunque, sono quelle dei terreni circostanti, le argille, i gialli che si affiancano agli elementi in faccia a vista. Il complesso ha anche richiesto un intervento sulla copertura, tanto che i tetti dei tre corpi di fabbrica sono stati demoliti e ricostruiti con struttura portante in legno, copertura in coppi e adeguato pacchetto isolante mantenendo inalterata la forma e la pendenza di falda, in modo da non alterare il contesto preesistente. Nella corte comune, è stato dato un ordine attraverso percorsi in pietra e spazi verdi che definiscono gli affacci dei singoli manufatti prospicienti lo spazio centrale, ricreando l’originaria funzione della vita comunitaria. Per riassumere, i criteri che hanno guidato la progettazione del recupero sono stati:


a) la volontà di riqualificare e rifunzionalizzare l’edificio senza snaturarne le caratteristiche, attraverso la compatibilità della destinazione d’uso con il volume edilizio che la contiene e con il territorio circostante;


b) il rispetto della tipologia e delle tecniche tradizionali, utilizzando materiali bio-compatibili e tecnologie stratificate basate anche sull’utilizzo del legno;


c) la possibilità di integrare fonti rinnovabili per il risparmio energetico.
 

Il progetto architettonico si è dunque sviluppato
seguendo la naturale predisposizione dell’edificio,
studiato approfonditamente per mantenere i caratteri
tipologici e architettonici, sia pure nel cambio di
destinazione d’uso.

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